Prefazione al progetto

Sono due le ragioni che hanno spinto la Società editrice il Mulino a ripubblicare alcuni dei più significativi titoli dei Classici della democrazia moderna, un insieme di volumi che vennero proposti al pubblico italiano a partire dal 1961. La prima è che nel suo settantesimo anno di vita (la casa editrice nasce nel 1954), Il Mulino ha scelto di raccontare agli italiani di oggi che cosa si proponevano i fondatori, quale fosse il senso del progetto culturale che avevano in mente, quale volesse essere il loro contributo al rinnovamento, nell’Italia di allora, della cultura politica del Paese. La seconda ragione ha a che fare con le difficoltà della democrazia di oggi, non solo in Italia ma in tutto il mondo occidentale. In un’epoca di smarrimento e di incertezza, pensiamo che la rilettura dei classici del pensiero democratico sia tuttora una valida bussola, un mezzo utile per ancorare a solidi princìpi la ricerca di soluzioni per i gravi problemi del presente.

Quando, nel 1961, esce il primo volume di questa collana, Il Mulino è una giovanissima casa editrice ma il suo catalogo mostra già chiaramente la direzione di marcia. In un’Italia dominata, nelle sue espressioni culturali, da due grandi forze, l’idealismo filosofico e il marxismo, l’editrice ha scelto con decisione un’altra strada: fare conoscere al pubblico colto le scienze sociali, all’epoca ostracizzate dagli idealisti come dai marxisti, mostrare quanto il sapere empirico e la conoscenza scientifico-sociale siano utili, e anzi necessari, per affrontare i problemi di una giovane democrazia. Si tratta, in quel periodo, di svecchiare la cultura italiana, fare entrare aria fresca, fare circolare idee nuove.

Tra il 1954 e il 1961 Il Mulino traduce e pubblica importanti lavori di sociologia (quelli di David Riesman, La folla solitaria, un primo titolo di Talcott Parsons, Società e dittatura, il volume di Edward C. Banfield, Una comunità del Mezzogiorno (titolato poi nel 1976 Le basi morali di una società arretrata), o quello di Robert K. Merton, Teoria e struttura sociale), insieme a libri di autori - quali quello di Milovan Gilas, La nuova classe - considerati eretici da prestigiose case editrici allora vicine al Partito comunista, o testi di filosofi come quello collettaneo di Nicola Abbagnano e alcuni giovani filosofi, allievi di Felice Battaglia rettore a Bologna (Filosofia e sociologia), con posizioni originali e di rottura rispetto alla cultura filosofica dominante. Tra le pietre miliari dell’epoca va anche segnalata la pubblicazione, nel 1957, di Democrazia e definizioni del giovane scienziato politico fiorentino Giovanni Sartori, un’opera destinata a diventare, internazionalmente, un classico della teoria della democrazia.

Sarebbero venute dopo la pubblicazione delle grandi ricerche dell’Istituto Cattaneo sulla DC e sul Pci (1967-69) e libri quali La struttura dell’azione sociale di Talcott Parsons o La ribellione delle masse di Ortega Y Gasset (entrambi del 1962), La sociologia del partito politico di Roberto Michels e il Bipartitismo imperfetto di Giorgio Galli (entrambi del 1966), o La realtà come costruzione sociale di Peter L. Berger e Thomas Luckman (1969), che consacreranno definitivamente, nel corso degli anni Sessanta, Il Mulino come uno dei più vivaci e originali centri di cultura del Paese.

All’inizio di quel decennio, con la collana Classici della democrazia moderna, Il Mulino ribadisce la propria “ragione sociale”, il senso della sua presenza nel panorama culturale italiano, e illustra, implicitamente, un programma di lavoro. Svecchiare la cultura politica del Paese è possibile ma il rinnovamento richiede che si conoscano le idee elaborate dai grandi pensatori che prepararono e fecondarono il terreno su cui è cresciuta la moderna democrazia.

La seconda ragione della riproposizione ha a che fare con le difficoltà del presente. Minacciate da potenze esterne e corrose, dall’interno, da forze che non si riconoscono nei principii della democrazia liberale, le democrazie occidentali, che fino a poco tempo addietro apparivano definitivamente consolidate, sembrano oggi disorientate e impaurite. Come negli anni Venti e Trenta dello scorso secolo, una parte rilevante del pubblico colto sembra avere perso la fiducia nel futuro della democrazia. In momenti come questo è importante ricordare da dove veniamo, quali idee hanno contribuito a fare di noi ciò che siamo. È il motivo per cui, noi crediamo, ha senso, in un’epoca di smarrimento , riproporre la lezione dei classici.

Angelo Panebianco




I grandi pensatori della democrazia

La Costituzione italiana è il frutto di lunghi percorsi storici. Passiamo le nostre giornate dentro al vivere civile che ha fondato, ma lo facciamo con poca consapevolezza rispetto alla provenienza di quei valori. Con queste sette piccole antologie riscopriamo insieme i grandi pensatori che sono alla base di ogni riflessione sullo Stato e la politica. Un’idea editoriale del 1962, oggi più attuale che mai!

Scopri tutti i classici della democrazia moderna

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