Montesquieu

A cura di Nicola Matteucci
Traduzioni di Gabriella Morand
Postfazione all'edizione digitale di Angelo Panebianco

L’antologia contiene estratti da:
Lettere persiane; Della politica; Miei pensieri; Viaggi e Note sull'Inghilterra; Considerazioni sulle cause della grandezza e della decadenza dei Romani; Lo spirito delle leggi; Lettera




Montesquieu e la democrazia moderna

Montesquieu è un geniale pensatore che medita sui germi dell’assolutismo – oggi diremmo autoritarismo o totalitarismo – che minacciano la libertà degli esseri umani, compresi quelli che allignano nello stato centralizzato caro ai giacobini. Questa è la sua attualità, la sua lezione, il suo lascito: se il dispotismo, la tirannia, con il carico di ingiustizie e sofferenze che impone agli esseri umani, è la forma di governo più diffusa nella storia, allora è dovere di tutti impegnarsi per capire quali ostacoli siano in grado di contrastare gli aspiranti despoti.

Montesquieu in breve

Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, nacque a Parigi nel 1689. Compiuti studi giuridici, fu consigliere e poi presidente del Parlamento di Bordeaux. Dopo alcune pubblicazioni di carattere giuridico e scientifico, per le quali fu accolto nell’Accademia delle Scienze di Bordeaux, acquistò larga fama con il romanzo Lettere persiane (1721), in cui, descrivendo con sottile umorismo le impressioni di due persiani in viaggio in Europa, fece una satira acuta e brillante della società e delle istituzioni francesi del suo tempo.

Dopo un soggiorno parigino, durante il quale fu eletto all’Accademia francese (1728), compì lunghi viaggi di studio in Germania, Ungheria, Austria, Svizzera, Italia, Olanda e Inghilterra, da cui trasse materiale per il proprio capolavoro, scritto in quattordici anni di fatica: Lo spirito delle leggi (un’opera pubblicata interamente solo nel 1748, e di cui le Considerazioni sulle cause della grandezza dei Romani e della loro decadenza, già pubblicate nel 1734, rappresentano un capitolo).

Storico nel senso moderno del termine, Montesquieu può essere considerato come un pioniere degli studi sociologi. Dallo studio comparato delle diverse legislazioni egli trasse la concezione di una origine naturale del diritto, che non viene imposto dall’alto per un disegno divino, né è frutto della volontà umana, ma nasce da rapporti necessari determinati da un insieme di fattori fisici, economici, psicologici, morali, religiosi. Esaminati i diversi tipi di governo (democrazia, monarchia, dispotismo), Montesquieu sostenne la necessità della divisione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario). Per le sue idee riformiste e laiche, in un certo senso anticipatrici della Rivoluzione francese, è considerato uno dei grandi illuministi: un precursore del liberalismo e dell’idea moderna dello Stato.

Morì nel 1755 a Parigi, senza vedere gli esiti rivoluzionari del suo pensiero.