Hamilton

A cura di Vittorio de Caprariis
Traduzioni di Tarcisio Amato e Bianca Maria Tedeschini Lalli
Postfazione all'edizione digitale di Arnaldo Testi

L’antologia contiene estratti da:
Una difesa completa delle decisioni del Congresso; L'agricoltore confutato; Federalista; Rapporto sui provvedimenti da adottare in appoggio del Credito Pubblico; Rapporto su una Banca nazionale; Opinione sulla costituzionalità della banca degli Stati Uniti; Lettere; Discorsi




Hamilton e la democrazia moderna

Annoverato tra i padri fondatori della nazione, Alexander Hamilton ha un ruolo di spicco nella storia politica americana. Negli Stati Uniti la «tradizione hamiltoniana» è la corrente di pensiero che promette un governo federale vigoroso, capace di superare i localismi degli Stati membri, di promuovere la crescita economica nazionale proteggendo il mercato interno, e di favorire l’espansione. Si deve dunque anche all’influsso del suo pensiero e della sua eredità politica se gli Stati Uniti si sono trasformati da gruppo di unità statali indipendenti legate da un debole patto confederale in una federazione con un governo centrale che assomiglia a un governo nazionale.

Hamilton in breve

Alexander Hamilton nacque a Nevis, nelle Indie inglesi occidentali, l’11 gennaio 1755. Nel 1773 lasciò St. Croix per New York, via Boston, e si iscrisse al King’s College. Il 14 marzo 1776 fu nominato capitano di artiglieria della milizia dello Stato di New York e nell’agosto combattè nella battaglia di Long Island; notato da Washington dopo nuovi successi militari, entrò a far parte del suo Stato maggiore, col grado di tenente-colonnello, nel marzo 1777.

Nel settembre 1784, come delegato di New York alla conferenza di Annapolis, fu autore della proposta di convocazione di una Convenzione per l’emendamento degli articoli della Confederazione, e fu successivamente delegato dello Stato di New York alla Convenzione stessa, a Filadelfia. Alla Convenzione egli non presentò un suo piano, poiché era in minoranza nella delegazione del suo Stato, ma partecipò intensamente ai lavori. Approntata la Costituzione, insieme a Madison e Jay la difese brillantemente nel Federalist e poi, dal 17 giugno al 26 luglio 1788, guidò la lotta per la ratifica alla Convenzione dello Stato di New York.

Eletto Washington presidente, Hamilton fu nominato Segretario del Tesoro nel settembre 1789 e nel gennaio successivo consegnò al Congresso il primo Report on thè Public Credit, che fu oggetto di accese polemiche, ma le cui proposte furono alla fine accettate dalle due assemblee. Dimessosi dal governo nel 1795, continuò ad appoggiare la politica federalista con discorsi ed articoli; e nel 1796 preparò il famoso Farewell Address per Washington. Nel 1801 sventò la congiura federalista contro Jefferson, contribuendo a farlo eleggere presidente; il che non gli impedì, nel dicembre, di pubblicare una serie di lettere che analizzavano e criticavano la sua politica.

Nel luglio 1804 Aaron Burr, ritenendosi offeso da alcuni apprezzamenti che Hamilton aveva fatto sulla sua personalità, lo sfidò a duello: Hamilton riteneva tale pratica un omicidio, ma giudicò di doversi battere per tutelare il suo onore. Decise che non avrebbe sparato, e il giorno 11 luglio fu ferito a morte dal suo avversario. Morì il giorno successivo, nella casa di William Bayard, a New York.