Kant

A cura di Gennaro Sasso
Traduzioni di Gioele Solari e Giovanni Vidari
Postfazione all'edizione digitale di Massimo Mori

L’antologia contiene estratti da:
Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo? Sopra il detto comune: «questo può essere giusto in teoria, ma non vale per la pratica»; Per la pace perpetua; progetto filosofico; Se il genere umano sia in costante progresso verso il meglio; Il diritto dello Stato (da «La metafisica dei costumi»).




Kant e la democrazia moderna

A differenza dei teorici dell’assolutismo illuminato, Kant è estremamente energico e preciso nell’affermare che la «bontà» dello stato non dipende dalla personale bontà del sovrano, che a guisa di padre trepida ed opera per la felicità dei sudditi-figli; la bontà dello stato è un problema di strutture giuridiche.

Il problema delle forme politiche di governo diviene per Kant il problema in certo senso pregiudiziale di tutta la filosofia giuridica e politica; ed è ben noto ad ogni lettore dei suoi scritti che la sola costituzione buona è per il filosofo la «costituzione repubblicana», l’unica costituzione che possa veramente definirsi legale, derivante dalla «pura fonte dell’idea del diritto»; e si comprende quindi come la costituzione repubblicana si definisca in opposizione non già alla costituzione monarchica, ma al «dispotismo», che anche per Kant, in accordo con una grande tradizione del pensiero politico occidentale, è assenza di legalità.

Kant in breve

Emanuele Kant nacque a Königsberg il 22 aprile 1724 da una famiglia di origine scozzese. Suo padre, Johannes Georg, era di professione sellaio; sua madre, Anna Regina Reuter, fervente pietista, non fu senza influenza nell’indirizzare il figlio sulle vie del più rigido rigorismo morale. La sua carriera universitaria, iniziata a Königsberg, si concluse a Königsberg; ma agli inizi non fu né rapida né fortunata. Soltanto nel 1770 gli fu assegnata la cattedra ufficiale di «logica e metafisica».

La sua vita, ordinata e metodica, non conosce episodi esterni di grande importanza. Nel complesso gli avvenimenti essenziali sono le sue opere. Limitandoci alle principali, ricordiamo: la Critica della ragion pura (1791), L’idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico e il Saggio sull’illuminismo (entrambi del 1784), i Fondamenti della metafisica dei Costumi (1785), i Princìpi metafisici della natura (1786), la Critica della ragion pratica (1788) a cui seguì nel 1790 la Critica del giudizio. Del 1793 è La religione ridotta nei limiti della mera ragione; dello stesso anno lo scritto Sul detto comune: questo può essere giusto in teoria, ma non vale nella pratica, del 1795 la Pace perpetua, del 1797 il Conflitto delle Facoltà, sempre del 1797 sono le due parti della Metafisica dei costumi. Del 1798 è l’Antropologia. Morì, ottantenne, a Königsberg, nel 1804, mormorando le parole famose: «Es ist gut» (sta bene). Fu seppellito il 28 febbraio nel duomo della città; nel 1880 gli fu innalzato un monumento funebre, recante le grandi parole della Critica della ragion pratica: «il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me».