Cattaneo

A cura di Giuseppe Galasso
Postfazione all'edizione digitale di Pier Paolo Portinaro

L’antologia contiene estratti da:
Dell'«Economia Nazionale» di Federico List; Considerazioni sul principio della filosofia; Le cose d'Italia nel '48; A Pietro Maestri; Nazione Armata; Il diritto federale; L'ordinamento del regno; La riforma legislativa; Su alcuni opuscoli di F. Lassalle; Sulla legge comunale e provinciale




Cattaneo e la democrazia moderna

Nella storia della non ricca tradizione democratica italiana, spicca l’eminente eccezione di Carlo Cattaneo. Per decenni l’eclettico scrittore milanese portò avanti un programma scientifico di matrice federalista, volto a porre le basi per una politica pragmatica di riforme che tenesse conto delle diverse velocità del progresso. Nel suo disegno, dal decentramento del potere politico c’erano da attendersi benefici di diverso ordine: economici, morali, politici. Molto vicino alla lezione e ai temi di Tocqueville, condusse una costante polemica contro il centralismo legislativo e amministrativo.

Cattaneo in breve

Carlo Cattaneo nacque il 15 giugno 1801, a Milano, da una famiglia di artigiani. In un primo tempo sembrò che dovesse seguire la carriera ecclesiastica, ma nel 1820 ottenne l’insegnamento prima di grammatica latina e poi di umanità in un ginnasio comunale. Lavoro che non gli impedì di frequentare la scuola privata del Romagnosi e di laurearsi in diritto, presso l’università di Pavia, nel 1824.

Nel 1833 ebbe inizio la sua collaborazione agli Annali di Statistica, lasciata la quale, nel 1839, procedette alla pubblicazione di un periodico tutto suo, il «Politecnico». Nel 1844 dovette però sospenderlo, e allora riprese la collaborazione con altre riviste e partecipò attivamente alla vita della Società di incoraggiamento di arti e mestieri e a quella dell’Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti. Fino ad allora Cattaneo si era tenuto lontano dall’attività politica svolta nelle società segrete e dalle cospirazioni dei patrioti italiani del tempo. Ma era conosciuto come uomo di spiriti liberali e, quando nel marzo del 1848 divampò a Milano la rivolta delle Cinque Giornate, lo si trovò del tutto naturalmente tra i più eminenti capi della sommossa. Sopravvenuto l’intervento piemontese contro l’Austria, Cattaneo, avverso ad ogni fusione e confusione tra Milanese e Stati della monarchia sarda e tra l’insurrezione di cui era stato tanta parte e la guerra regia, si tirò da parte e solo nell’imminenza del ritorno degli Austriaci tornò in campo, riparando poi a Parigi.

Si stabilì allora in Svizzera, nel Canton Ticino. La Svizzera, già da lungo tempo sentita per seconda patria, divenne per lui veramente tale e il conferimento della cittadinanza elvetica dette consacrazione al suo sentimento. Le sue idee non gli consentirono di accettare la soluzione unitaria del Risorgimento maturata tra il 1859 ed il 1861, anche se dell’indipendenza nazionale così guadagnata non potè che compiacersi. Garibaldi lo chiamò a Napoli nel 1860 per consiglio, ma Cattaneo vi fece solo un breve soggiorno, né mai più si allontanò dal suo ritiro ticinese (salvo che per rapide corse a Milano e, una volta, a Firenze, divenuta capitale del Regno d’Italia), nonostante che, candidato in vari collegi, fosse stato eletto deputato al Parlamento nazionale. Si spense il 6 febbraio del 1869.