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ISCRIVITI«Lei non è del Castello, lei non è del paese, lei non è nulla. Eppure anche lei è qualcosa, sventuratamente, è uno straniero, uno che è sempre di troppo...»
Franz Kafka, Il castello
Finita l’appartenenza legata alle ideologie, si va diffondendo un’appartenenza etnica, minima, localistica; riemergono i meccanismi più arcaici che fondano e regolano il sentimento di identità, dei gruppi come dei singoli. Animali senza artigli, sprovvisti di strumenti istintuali adeguati per sopravvivere, gli uomini vivono sul margine del disordine. Per vincere questa precarietà, i gruppi si chiudono in confini, materiali ma anche e soprattutto rituali e simbolici, ed espellono la paura rovesciandola in odio per il nemico esterno o lo straniero interno: l’immigrato, il nero, l’ebreo, lo zingaro.
Roberto Escobar insegna Filosofia politica nell’Università di Milano e collabora con «Il Sole-24 Ore». Tra i suoi ultimi libri per il Mulino: «La paura del laico» (2010), «Eroi della politica» (2012), «La fedeltà di Don Giovanni» (2014).