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ISCRIVITIDa tempo sociologi e giornalisti ripetono che le società occidentali sono entrate in una fase in cui le tradizionali appartenenze sociali si dissolvono a favore di una crescente individualizzazione. Fra le vittime illustri di tale trasformazione ci sarebbero le classi sociali, ormai incapaci di esercitare influenze sulle scelte elettorali. Questo quadro corrisponde alla realtà e, per quanto ci concerne più da vicino, alla realtà italiana? Solo in parte. Di fatto siamo di fronte a due processi contrapposti: da un lato, le estremità della gerarchia sociale, borghesia e classe operaia, si sono scostate dai partiti con cui avevano legami privilegiati; dall'altro, le due classi medie, impiegati e piccola borghesia urbana, che in passato avevano mantenuto a lungo una posizione mediana anche sul piano politico, hanno cominciato a focalizzare le rispettive preferenze: i colletti bianchi sul centrosinistra, i piccoli imprenditori sul centrodestra. Un duplice processo che - come mostra il libro - sta facendo emergere un nuovo voto di classe, un voto espresso però più in negativo che in positivo, più per avversione che per adesione.
Maurizio Pisati insegna Tecniche quantitative di ricerca sociale nell'Università di Milano-Bicocca. Con il Mulino ha pubblicato "Rapporto sulla situazione sociale a Bologna" (con M. Barbagli, 1995), "Dopo la laurea. Status, sfide e strategie" (con M. Santoro, 1996), "La mobilità sociale" (2000), "Statistica per la ricerca sociale" (con P. Corbetta e G. Gasperoni, 2001), "L'analisi dei dati. Tecniche quantitative di ricerca sociale" (2003).