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La lezione magistrale di Paolo Legrenzi, professore emerito di scienze cognitive all'Università Ca' Foscari di Venezia, che si è tenuta il 9 novembre nell'Aula Magna di Santa Lucia, ha chiuso le celebrazioni per il Settantesimo della casa editrice il Mulino.
La mattinata si è aperta con i saluti della pro-rettrice vicaria dell'Università di Bologna, Simona Tondelli, e con la consegna da parte dell'attuale presidente della Società editrice Paolo Onofri di una medaglia d'oro a Enrico Filippi, presidente emerito, collegato in videoconferenza.
Un riconoscimento che il Mulino ha voluto per celebrare i 45 anni di presidenza (1978-2023) di Enrico Filippi, con questa motivazione:
"Enrico Filippi nel 1978 si adoperò molto intensamente per risolvere una crisi finanziaria della casa editrice che si era costituita nel 1954. Da allora, determinati in modo appropriato gli assetti aziendali e resi compatibili con l'indipendenza della produzione libraria, ha percorso questi 45 anni superando anche altre difficoltà. Grazie per tutti questi anni".
All'inizio della lezione, introdotta da Giovanna Movia, Paolo Legrenzi ha voluto ricordare i tempi in cui il Mulino aveva deciso di arricchire le scienze umane con il settore della psicologia. Il tema di quest'anno, Non siamo angeli. Solo uomini alle prese con mondi nuovi, ha aperto una finestra sulla contemporaneità, sulle nuove tecnologie e sulla nostra capacità di adattamento.
In un'ora di parole e pensieri, ironici e ricchi di citazioni, si è parlato di psicologia popolare, ovvero dell'insieme di conoscenze che usiamo abitualmente per capire noi stessi e interagire con il mondo e che oggi però non è più sufficiente, perché abbiamo introdotto macchine per potenziare i nostri sensi e la nostra mente.
"Oggi quello che succede sui nostri schermi portatili è l'impero delle novità. Vengono continuamente alimentati proprio per attirarci e invischiarci".
Le persone non sono più gli angeli raccontati da Wim Wenders ne Il cielo sopra Berlino, ma si dividono per bande, appaiono impermeabili al confronto, e sono catturati dall'impero delle novità portato da smartphone e computer.
Legrenzi parla di "abituazione" come fattore diverso dall'abitudine, perché agisce senza che ce ne rendiamo conto. La speranza quindi è diventare saggi come il Barone dimezzato di Italo Calvino, perché riuscire a vedere gli altri uomini come "quasi angeli" dimostra che non vediamo le cose come sono ma come siamo.