#19 | 11 giugno 2024 Cara lettrice, caro lettore,bentornato in Macina.Il 10 giugno 1924, esattamente un secolo fa, il deputato socialista Giacomo Matteotti veniva rapito e ucciso da un gruppo di...

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#19 | 11 giugno 2024


Cara lettrice, caro lettore,

bentornato in Macina.

Il 10 giugno 1924, esattamente un secolo fa, il deputato socialista Giacomo Matteotti veniva rapito e ucciso da un gruppo di arditi milanesi composto da Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo.

Alle 16 e 30 di martedì 10 giugno, Matteotti uscì dalla sua abitazione di via Pisanelli 40, risalì a destra via Pasquale Stanislao Mancini, e, giunto sul lungotevere Arnaldo da Brescia, si accinse a percorrerlo in direzione del centro di Roma. Era diretto a Piazza del Popolo per prendere il tram n. 13 che lo avrebbe portato a Montecitorio. Alcuni dei testimoni presenti riferirono che, quando Matteotti giunse sul lungotevere, l’auto con i rapitori era già ferma all’angolo tra via degli Scialoja e lungotevere Arnaldo da Brescia.

Tre dei cinque corsero incontro a Matteotti e lo afferrarono. Matteotti riuscì in un primo momento a respingerli, gettandone a terra uno. Intervenne in quel momento il terzo aggressore – probabilmente Poveromo, il più robusto – che lo tramortì con un potentissimo pugno al volto. Matteotti si abbatté sull’asfalto. Afferrato e sollevato di peso, venne condotto verso l’auto che nel frattempo aveva iniziato ad accostarsi.

Durante il tragico attraversamento del lungotevere, gli aggressori continuarono a infierire su Matteotti colpendolo con violenti pugni al volto e al torace. Solo quando si accinsero a cacciarlo a forza all’interno dell’auto, Matteotti trovò di nuovo la forza per reagire. Prese allora a gridare e a divincolarsi, ruppe con un calcio il vetro che divideva l’abitacolo dal posto di guida, e riuscì a lanciar fuori la sua tessera di deputato.

L’omicidio avveniva due mesi dopo le elezioni politiche vinte dal partito fascista, in un clima di intimidazioni e violenze che avevano accompagnato l’approvazione della legge elettorale Acerbo, fondamentale nella determinazione del risultato, e la progressiva emarginazione dei partiti di opposizione.

Sei mesi dopo, di fronte alla Camera dei deputati, in preparazione di quelle «leggi fascistissime» che avrebbero posto fine al pluralismo politico, Benito Mussolini si sarebbe assunto pubblicamente la «responsabilità politica, morale e storica» dell’accaduto.

Ma quali furono i fatti?

Il libro migliore a cui possiamo chiederlo è questo dello storico Mauro Canali, di cui poco sopra hai letto alcuni passaggi.

La prima volta che abbiamo pubblicato questa «inchiesta» era il 1997. Il libro si intitolava Il delitto Matteotti. Affarismo e politica nel primo governo Mussolini. Era un volume imponente, di oltre 600 pagine.

In vista del centenario, l’autore ha accettato di lavorare a una versione più maneggevole, maggiormente incentrata sul delitto e i suoi protagonisti. Ma senza rinunciare alla imponente base documentaria, peraltro aggiornata negli anni, e tenendo ferma la pista affaristica che completa il movente.

Il libro di Canali riesce a inquadrare il delitto Matteotti anche all’interno degli interessi economici che accompagnavano la politica del tempo, e in articolare all’interno dello «scandalo Sinclair», una società petrolifera americana cui il governo Mussolini aveva inizialmente fatto concessioni molto favorevoli per la ricerca e lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi in Emilia e Sicilia.

Insomma, leggendo la ricostruzione di Canali si entra nel dettaglio di un evento che è senza dubbio all’origine del regime fascista, di cui simboleggia e anticipa le caratteristiche liberticide (e che in quanto tale è oggi oggetto di memoria pubblica), ma ci si addentra in tutta la complessità di una storia fatta di cause, concause e personaggi che completano il movente politico di Mussolini, e che hanno vita anche dopo quei fatti. Emblematica, ad esempio, la figura di Amerigo Dumini, il capo della squadra fascista che uccise Matteotti, che da quel momento attraversò processi, esili, ricatti e amnistie, sin dentro le guerra e la fondazione della Repubblica.

Il libro Mauro Canali è uno straordinario libro di riferimento e una fondamentale lezione di storia. Siamo orgogliosi di averlo rimesso a disposizione di nuove generazioni di lettori. E lo consigliamo soprattutto a chi si avvicini agli studi storici.

Amerigo Dumini moriva il giorno di Natale del 1967, portandosi nella tomba moltissimi segreti dei crimini del passato regime fascista. Ma sul più efferato, il delitto Matteotti, aveva scritto quelle famose righe al suo avvocato che suonano come una sentenza definitiva sul suo ruolo e su quello dei suoi complici: «Dobbiamo difenderci perché non intendiamo andare incontro a una terribile e irrimediabile punizione per un delitto da noi commesso – certamente – ma che ci fu imposto e che noi eseguimmo – come tanti altri prima di quello – con cieca disciplina e dopo che ci fu garantita in modo assoluto qualsiasi immunità penale».

Le parole più significative sul prezioso patrimonio morale che il sacrificio estremo di Matteotti trasmetteva alle giovani generazioni erano state scritte da Carlo Rosselli in una lettera a Pietro Nenni senza data ma risalente a metà degli anni Venti:

«Tu mi parlasti una volta – scriveva l’antifascista fiorentino – e in modo che mi commosse, di Matteotti; e mi dicesti che ti sarebbe piaciuto dar la vita per l’idea, così come lui la dette, e ci trovammo concordi nel lamentare l’assenza totale di spirito di sacrificio e di sete di sofferenza tra i nostri amici. Anch’io spesso ho sognato di poter finire così utilmente la mia vita per una così grande causa. Ma badiamo bene di non fare anche della retorica su Matteotti. Matteotti non voleva e non cercava la morte. Volle e cercò la lotta; volle e cercò i posti di responsabilità nelle ore più dure, seppe vincere tutti i giorni, e perdere tutti i giorni la sua piccola battaglia. Io ammiro in lui la fede di tutte le ore, la tenacia, la costanza, l’ottimismo contagioso, il volontarismo sfrenato».


Dal capitolo IX, p. 312.

 

 

Per oggi è tutto, alla prossima settimana!


 

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