#11 | 16 aprile 2024
Cara lettrice, caro lettore,
bentornato in Macina.
Nell’era della comunicazione i dibattiti politici sono sempre più tra sordi. I tifosi che vi assistono in tv o dal proprio smartphone chiedono al campione della propria tribù di suonarle dure all’avversario, di umiliarne gli argomenti, di sancire il primato delle proprie convinzioni sulle idee della fazione nemica.
Libertà contro libertà. Un duello sulla società aperta, in libreria da pochi giorni, è stato pensato e scritto per provare a ribellarsi a questo modo di fare pubblica opinione.
Emanuele Felice e Alberto Mingardi attribiscono una grande importanza alla parola libertà, di cui però forniscono diverse definizioni, così come è diversa la loro ricostruzione di cosa sia il liberalismo e di quale sia il suo rapporto con lo Stato, il mercato e la democrazia.
Per sfidare le idee dell’altro hanno scelto la lealtà del libro: un ring dove chi tace ascolta e chi ha la parola non parodizza l’avversario.
«Il sogno di una convivenza umana fondata sul diritto e sui diritti, e in cui ogni persona sia libera di ricercare la propria felicità, è ancora vivo; non può lasciar posto al sonno della ragione. Anzi. Per certi aspetti non è mai stato così attuale, o urgente. Il sogno dei liberali, dei socialisti, degli ecologisti, insieme».
Emanuele Felice, p. 188
«Per salvare il salvabile della società libera, bisogna cominciare dal mondo in cui pensiamo. Cerchiamo di ragionare non in termini di benefici ipotetici, quando discutiamo di questioni più grandi di noi. Non proviamo a salvare il mondo una volta a settimana. Proviamo a uscire dal languore di quel bovarismo guevarista in cui naufragar c’è dolce, psicologicamente confortati dall’orgoglio di opporci alla fine del mondo».
Alberto Mingardi, p. 222
«Crediamo sia proprio da questo sviscerare le opinioni e metterle a paragone che nasce non solo il piacere: quello di scrivere questo libro, di commentare e riflettere autori immensamente più grandi di noi e di farli duellare per nostro tramite, navigando nella storia e sbarcando nel presente; ma nasce anche quella ricchezza di idee, di angolature, di luci, che dovrebbe aiutarci a inquadrare i problemi e a trovare risposte. O almeno, domande nuove»
Emanuele Felice e Alberto Mingardi, dall’Introduzione
Siccome a duellare ci si diverte anche, i nostri autori hanno compilato due playlist musicali a partire dalle citazioni in exergo di ogni capitolo del libro. Un modo per raccontarsi attraverso le canzoni e per aiutare i lettori a soppesare attitudini e pregiudizi. Non del tutto inaspettatamente, un artista figura in entrambe le playlist, scoprite quale!
Ed eccoci alla rubrica dedicata al nostro 70° compleanno.
Nelle puntate #3, #4 e #10 abbiamo presentato tre dei fondatori della rivista il Mulino: Fabio Luca Cavazza, Nicola Matteucci, Luigi Pedrazzi. E proprio a loro abbiamo ricondotto tre «semenze» della macina avviata nel 1951: l’atlantismo, il pensiero liberale, l’attivismo cattolico democratico.
Altrettanto fondamentale per il Mulino è stato il pensiero di Federico Mancini, che potremmo definire come liberal-socialista.
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Anche Mancini passò dalla direzione della Rivista al Consiglio editoriale dell’editrice; nel 1965 divenne il primo Presidente dell’Istituto Cattaneo e nel 1970 all’interno del Mulino fu tra i fondatori di «Politica del diritto», una rivista decisiva nel rinnovamento degli studi giuridici italiani.
Capostipite della cosiddetta «scuola di Bologna» di diritto del lavoro (tra i suoi allievi anche Marco Biagi, di cui di recente abbiamo commemorato la scomparsa), nel 1988 venne nominato giudice della Corte di Giustizia Europea. Dire che contribuì a scrivere le sentenze che «fecero l’Unione europea» è una approssimazione che lui in primis forse non apprezzerebbe, ma in buona sostanza è così che andò.
In questo podcast curato dalla Fondazione Biblioteca del Mulino la figura di Mancini è ricostruita attraverso il dialogo tra Vittoria Ghigi, sua moglie, e il giurista Marco Cammelli, già presidente dell’Associazione il Mulino.
Per approfondire ti consigliamo anche il profilo scritto da Gian Guido Balandi.
Per oggi è tutto, alla prossima settimana!
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