#15 | 14 maggio 2024
Cara lettrice, caro lettore,
bentornato in Macina.
Siamo appena rientrati da Torino, dove si è conclusa una partecipatissima edizione del Salone del Libro, la prima diretta da Annalena Benini.
Lo stand di quest’anno era dedicato ai nostri settant’anni, compleanno che abbiamo avuto il piacere di festeggiare insieme ad alcuni dei principali editori italiani in un incontro a partire dal libro Andare per i luoghi dell’editoria di Roberto Cicala, ultima uscita di Ritrovare l’Italia.
Ritrovare l’Italia, a cura di Daniela Bonato, è una collana che costruisce itinerari storici, artistici e culturali intorno a un unico tema. Dagli orti botanici ai fari, dai rifugi di montagna ai luoghi del Risorgimento, dopo quasi cinquanta titoli mancava ancora un percorso che guardasse da vicino i libri e le case in cui vengono pensati e prodotti.
A scriverlo ci ha pensato Roberto Cicala – docente, editore a sua volta e direttore del master in editoria dell’Università di Pavia – che definisce «vere e proprie cucine» le oltre 5.000 case editrici italiane:
il fatto che si chiamino «case» la dice lunga sull’importanza dei luoghi in cui si cucinano le parole, in gergo il lavoro di redazione è detto davvero «cucina».
Andare per i luoghi degli editori significa fare un viaggio di scoperta. Così l’intendeva Proust nella Recherche: non tanto per vedere posti nuovi, quanto per avere occhi nuovi. È il viaggio concesso da ogni libro, l’unico oggetto inanimato che possa avere
sogni, come amava dire Flaiano.
Ce lo insegnano i bambini quando prendono un albo cartonato e aprono la copertina trasformandola in un tetto per la casa del loro peluche: da quel gesto di gioco può nascere il desiderio di scoprire le lettere dell’alfabeto stampate sulle pagine.
Ad aprirci le porte delle loro case sono stati Irene Enriques, Giuseppe Laterza e Giovanni Hoepli: editori con alle spalle qualche anno in più di settanta!
Nostri vicini a Bologna (da Strada Maggiore 37 a via Irnerio 34 la passeggiata è breve) i colleghi di Zanichelli – fondata nel 1859 dal libraio modenese Nicola Zanichelli – entrano ogni mattina in una sede imponente, costruita in stile razionalista con enormi colonne di granito sulla facciata e interni d’epoca.
La direttrice Irene Enriques racconta che non mancano anche interventi contemporanei come una vetrata fatta decorare da un artista di strada per evitare che venga sommersa dalle scritte dei writers, come spesso accade nelle strade bolognesi.
Buongiorno, mi piace presentarmi sempre alla stessa maniera: sono Giovanni Hoepli, sono la quinta generazione della famiglia Hoepli, lavoro nella casa editrice Hoepli insieme ai mie fratelli e ad altre novantacinque persone che ci mettono il cuore.
Esordisce così il nostro secondo ospite, per portarci poi a Milano nella galleria in ferro e vetro de Cristoforis dove nel 1870 il ventitreenne svizzero Ulrico Hoepli aveva rilevato un negozio per appena sedicimila lire e iniziato le pubblicazioni. Dopo le guerre e i bombardamenti, nel 1958 viene inaugurato il nuovo palazzo di via Hoepli 5 con la fornitissima libreria omonima, tanto che si dice «se non trovi un libro vai da Hoepli».
La storia della Gius. Laterza & Figli S.p.A inizia invece in una famiglia pugliese di modeste condizioni, dove cinque fratelli aprono a fine Ottocento una piccola cartoleria per poi incontrare nel 1901 Benedetto Croce e diventare editori di cultura.
Questa casa editrice è peculiare nel nostro itinerario geografico perché le sue sedi sono divise tra Roma e Bari, come ci ricorda la scritta sui frontespizi dei libri.
Racconta Giuseppe Laterza: tutte le case editrici sono imprese collettive, se uno pensa a come nasce un libro non c’è mai un solo ideatore, è un processo circolare. Uno pensa una cosa, poi la contraddice, ne sente un’altra, arriva uno, apre la porta... Non so se succede anche da voi, ma nella nostra sede tutti aprono la porta continuamente!
Il tema scelto per questa edizione del Salone del libro, prendendo ispirazione da un libro di Natalia Ginzburg, è stato La vita immaginaria e le storie delle donne e degli uomini che abbiamo raccontato non sono certo state prive di immaginazione.
La stessa immaginazione che abbiamo chiesto di regalarci a chi è passato in questi giorni al nostro stand: siamo stati felicemente sommersi da tantissimi messaggi e abbiamo scelto questo per salutarti.
Alla prossima in Macina!
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