Bologna, 12 febbraio 2024
Cara lettrice, caro lettore,
bentornato su in Macina, la newsletter che ti racconta la vita della casa editrice il Mulino.
Sanremo è appena finito, lasciando il Paese reale sospeso tra sazietà e nostalgia. In fin dei conti nella noia, per citare la canzone vincitrice, che Anna Silvia Bombi e Daniele Malaguti rivendicano come un vero e proprio diritto in questo libro uscito da poco nella collana Farsi un’idea.
Il potere del linguaggio canzone è proprio questo: prendere un tema serio e arrivare a tutti.
La settimana scorsa Strada Maggiore 37, la newsletter della Rivista il Mulino, ha spiegato il segreto nazional-popolare del Festival partendo dal libro Canzoni di Edmondo Berselli: se vuoi leggere la newsletter la trovi qui, se non sei ancora iscritto e vuoi riceverla clicca qui.
Ma Berselli non è stato l’unico a prendere seriamente lo svago: tra i libri musicali del nostro catalogo oggi vi parliamo di Ma cosa vuoi che sia una canzone del linguista Giuseppe Antonelli.
Inizia così:
“Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi.
Poi d’improvviso venivo dal vento rapito, e cominciavo a volare nel cielo infinito.
Vorrei che fosse amore, amore quello vero, la cosa che io sento, e che mi fa pensare a te.
Voglio una vita spericolata, voglio una vita come Steve McQueen.
Io penso positivo perché son vivo perché son vivo”.
Di che cosa è fatto un italiano? Si chiede Tiziano Scarpa dopo aver inanellato questa serie di citazioni. E a conclusione di un articolato ragionamento, si risponde: “una nazione è fatta dai ritornelli che sceglie di canticchiare all’infinito”.
L’idea di Antonelli era che studiando le canzoni italiane più vendute dal 1958 al 2007 fosse possibile ricostruire mezzo secolo di storia della lingua.
Quel libro uscì per il Sanremo 2010, una vita fa. Ma quell’impostazione non è mai stata abbandonata dal suo autore, che ha da poco curato La vita delle parole: un’opera complessiva, che racconta di come le parole vivano in società.
Dal libro di Antonelli è nata la videorubrica La vita delle parole. Un viaggio nell’italiano, che ci terrà compagnia con nuove pillole fino all’estate sul nostro canale You Tube.
Perché le ginocchia «fanno giacomo giacomo»? Perché diciamo «non plus ultra»? Quali latinismi sono sopravvissuti? E gli anglicismi, i francesismi, gli esotismi perché si affermano? Come influisce internet sul linguaggio?
Sono solo alcune delle domande che estrarremo dai capitoli del libro, mettendo gli autori a favore di camera. Buona visione!
Ed eccoci alla rubrica dedicata al nostro 70° compleanno: nella scorsa in Macina avevamo promesso di presentarti i fondatori del Mulino uno per uno, lo faremo con i podcast della Fondazione Biblioteca del Mulino.
Nella prima puntata ascolterai la storia di Fabio Luca Cavazza attraverso le parole della figlia Marianna e di Piero Bassetti, imprenditore e politico, di cui Cavazza è stato a lungo collaboratore a Milano.
Cominciamo da Cavazza perché fu lui, ventitreenne, a chiedere a un amico del padre di finanziare una rivista di cultura, che insieme ad altri amici del liceo chiamò «il Mulino».
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta fu sempre lui a intessere i rapporti con il mondo politico-culturale americano da cui nasceranno le prime traduzioni di libri e, quindi, la nostra casa editrice.
Questo libro di Francesco Bello lo racconta molto bene, ma ti consigliamo di leggerlo dopo aver ascoltato il podcast per non rovinarti il finale!
Per il momento è tutto, alla prossima in Macina!
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