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#24 | Bologna | 23 luglio 2024
 

Cara lettrice, caro lettore,

bentornato in Macina.

Oggi entriamo dietro le quinte di una professione ricca di fascino, quella dell’archeologo, e lo facciamo come sempre con un libro.

Per la natura stessa del suo mestiere, l’archeologo è abituato a maneggiare sempre e soltanto evidenze frammentarie di mondi scomparsi, lontani nel tempo e nello spazio, a partire dalle quali è chiamato a ricostruire un quadro coerente e comprensibile.

Esattamente come ha fatto Paolo Matthiae in Senza veli. Ricordi dell’archeologo che scoprì Ebla, raccolta di  frammenti di una vita dedicata con passione a riportare alla luce un sito dal rivoluzionario significato storico: Ebla, antica città del Bronzo Antico nella Siria settentrionale.

Per 47 anni Paolo Matthiae ha trascorso le sue estati a Ebla, dirigendo una missione che ha fatto riemergere dal terzo millennio a.C. quella che i suoi colleghi americani hanno definito «una nuova cultura, una nuova lingua, una nuova storia».

Solo la guerra civile in Siria ha messo in pausa il lungo filo che Matthiae ha stretto con la città: oggi la collina di Ebla è semidistrutta, con i cantieri di scavo trasformati in trincee militari.

Riposti gli strumenti del mestiere, l’ottantaquattrenne professore emerito della Sapienza di Roma ripercorre senza veli il suo percorso.

Dal primo ingresso in Siria dalla Turchia nel 1962 a soli 22 anni attraverso il passo montano varcato a suo tempo da Alessandro Magno, alla scoperta esaltante dell’archivio reale di Ebla nel 1975, all’amarezza per il tentativo di alcuni studiosi di trovare un rapporto tra i testi rinvenuti e l’ebraismo, sfociato in una denuncia ai servizi segreti siriani.

Il racconto di Matthiae è costellato anche di episodi di vita quotidiana, come i rapporti con gli operai locali: «dalla prima campagna del 1964 all’ultima del 2010 ho fatto personalmente, all’alba, l’appello degli operai. La casa della Missione era aperta a tutti».

Soprannominata «il moderno palazzo reale di Ebla», la casa della Missione con la sua enorme sala da pranzo era il punto di incontro di archeologi di ogni nazione, filologi entusiasti di avere sotto le mani migliaia di tavolette da tradurre, funzionari locali e naturalmente i lavoratori degli scavi.

Tra di loro spicca Abdo, operaio con un talento speciale per l’archeologia. Alle sue dita che smuovono delicatamente il terreno alla ricerca di ceramiche Matthiae si affida ogni volta in cui deve aprire una nuova area di scavo: «sono convinto che i successi della missione non sarebbero stati così straordinari se non fossi diventato per molti aspetti davvero uno di loro».

Scrive l’archeologo nel secondo capitolo:

I primi anni furono non facili per me e per tutti i membri della Missione, sul piano fisico, per l’ancora scarso adattamento alle condizioni climatiche e, sul piano comunicativo, per  l’ancora troppo modesta nostra conoscenza dell’arabo dialettale  necessario per intendersi con gli operai. 

Proprio per via di queste condizioni incerte si verificavano situazioni singolari. Nella prima campagna il mio adattamento al forte caldo della regione anche a fine agosto era certo modesto. Stavo lavorando da solo alla ceramica quando vidi entrare un signore elegantemente vestito che si rivolse a me in un italiano corretto, quasi fluente, ma con un forte accento bolognese.

La prima impressione che ebbi fu che stessi avendo un colpo di sole. Ma non era questo il caso, perché lo sconosciuto subito si presentò, dicendo che era Fais Abeidin, un ex studente dell’ateneo bolognese, dove si era laureato in Farmacia, appartenente a una facoltosa famiglia della vicina cittadina
di Saraqeb, nella quale aveva da poco aperto una farmacia.

Quell’incontro fu assai positivo, perché Fais divenne un ottimo amico, per tutta la durata dei nostri scavi mantenne con noi un eccellente rapporto e ci invitò ripetutamente nella sua bella villa alla periferia di Saraqeb. Nei rari casi in cui l’uno o l’altro membro della Missione ebbe bisogno di cure mediche, Fais con squisita cortesia era sempre pronto a venirci in aiuto con tempismo ed efficacia.


 



Senza veli. Ricordi dell’archeologo che scoprì Ebla fa parte della collana Memoria, un progetto editoriale nel quale raccogliamo dalla loro viva voce o attraverso documenti e testimonianze le vite straordinarie di donne e uomini protagonisti della storia culturale del Novecento.

Sono già usciti:

Uscirà in autunno: 

  • Marco Antonio Bazzocchi (a cura di) Le buone letture di Ezio Raimondi

 


Fino al 25 agosto puoi acquistare i libri della collana Memoria e tutti gli altri in catalogo, comprese le novità e i testi universitari, approfittando della promozione Letture al sole >>> scopri di più!

Per oggi è tutto, alla prossima in Macina.


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